CLOWNERIE COME RISORSA DI CURA
Progetto
“Insegnare la clownerie è insegnare la sconfitta. La comicità nasce dalla fragilità, dall’inciampo. Difficilmente uno accetta di sbagliare”.
“Il clown non fa solo ridere, ma aiuta l’altro. È un mestiere molto serio quello del clown".
“La tua fragilità è quella che ti permette di incontrare la fragilità del malato, dell’anziano, del bambino”.
Nella relazione tra giovani e persone anziane è indispensabile creare dei setting appropriati vista la delicatezza emotiva di queste due fasce d’età, così indispensabili le une alle altre. Si è pensato di utilizzare la “terapia del sorriso”, ovvero l’applicazione di tecniche di clownerie in ambito socio sanitario in modo da creare un ambito di “leggerezza” nell’incontro tra questi due individui così provati dal periodo pandemico. Una terapia già da tempo conosciuta e utilizzata in tantissime realtà, con il fine di ridurre la sofferenza, l’ansia e la sensazione di isolamento, e costruire un ambiente più positivo che aiuti a far reagire anche il corpo in maniera più positiva. Tesa ad aiutare la relazione con persone ospedalizzate o in difficoltà, viene utilizzata come supporto alla cura.
Nel corso del laboratorio sono state esplorate, vissute e insegnate le gag e le tecniche della tradizione circense perché potessero divenire patrimonio di ogni nuovo giovane ‘clown’. Il laboratorio intende essere un primo piccolo passo per una grande avventura ed un grande viaggio in cerca di questo personaggio, il clown, di cui si sente molto parlare ma che pochi conoscono. Se ne esplorano le radici si impara la sua lingua e la sua cultura. Ci si prepara all’inciampo, alla caduta, all’errore, al balbettio, al disordine, all’eccesso e al sentimento, all’inutilità e al perdere tempo… Insomma ci prepareremo alla sconfitta e, forse, solo allora, sorridendo, ne potremo intravedere i lineamenti. Sono tutte esperienze di sé utili in una giovane età che ha poco potuto sperimentare e riflettere su queste parti della vita. Questo laboratorio prepara ad accogliere la propria fragilità per poter accogliere quella dell’altro.
Questo progetto è stato indirizzato ai giovani delle scuole e agli anziani si vuole favorire la rinascita delle relazioni tramite strumenti psicologicamente adeguati e tecniche terapeutiche scientificamente validate, atti a favorire la testimonianza, il passaggio di storia, di cultura tra le generazioni all’interno di una relazione che cura. Una relazione protetta, guidata che diventi formazione, valorizzazione di entrambi gli attori coinvolti in modo che entrambi possano dare e ricevere in essa. Pertanto gli anziani sono stati scelti tra gli ospiti delle RSA San Francesco di Bergamo e sono ritenuti in grado, nonostante le patologie, di vivere questo tipo di relazione (valutazione effettuata dal geriatra, dallo psicologo e dalle educatrici della struttura). I giovani sono stati selezionati dagli enti invianti (e rivalutati come idonei presso la struttura).
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