Casa di cura San Francesco di Bergamo, cure all’avanguardia per chi soffre di patologie di spalla
Un’adeguata anamnesi e un attento esame clinico accompagnato da esami di radiodiagnostica mirati indirizzano lo specialista verso un trattamento personalizzato, che non sempre è quello chirurgico.
Il dolore di spalla è uno dei motivi per cui il paziente si rivolge spesso al proprio medico di famiglia e allo specialista. A soffrire di dolori di spalla si è infatti in molti, giovani e meno giovani.
Ne abbiamo parlato con il Dr. Cristiano Ferrante dell’Unità Funzionale di Chirurgia della Spalla della CdC San Francesco diretta dal Dr. Enzo Vinci.
Come spiega il Dr. Cristiano Ferrante i danni alla spalla possono essere dovuti ad un trauma (fratture o lussazioni), a microtraumi ripetuti in chi pratica particolari attività sportive, o alla degenerazione spesso legata all’avanzare dell’età.
La spalla è una delle articolazioni più complesse del nostro corpo dal punto di vista biomeccanico. Sono numerose le patologie che la coinvolgono e possono essere classificate in tre grandi categorie. Le lesioni di cuffia, le instabilità Gleno-omerali e i processi degenerativi dovuti all’artrosi.
LESIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI
La cuffia dei rotatori è formata dall’insieme di quattro tendini che avvolgono la testa dell’omero garantendo forza e stabilità alla spalla. Questa struttura può andare incontro a lesioni sia traumatiche (da sport, lavorativo o microtraumi ripetuti) che a lesioni degenerative: in questi casi il tendine si usura si assottiglia e si rompe, più frequentemente dopo i 45 anni di età. La rottura della cuffia comporta una sintomatologia dolorosa (soprattutto notturna) con una progressiva perdita di funzionalità, specie in determinati movimenti e gesti (sportivi o lavorativi). Le possibilità di guarigione spontanea delle lesioni complete di cuffia sono pressoché nulle. È quindi consigliabile intervenire chirurgicamente per riparare la lesione evitando che la stessa progredisca e la qualità del tessuto tendineo degeneri. Infatti, per la riuscita dell’intervento chirurgico, sia esso in artroscopia o a cielo aperto, concorrono molti fattori, quali la qualità e vitalità del tendine, la collaborazione del paziente e un corretto iter riabilitativo.
INSTABILITA’ GLENO-OMERALI
Essendo l’articolazione scapolo omerale la più mobile tra tutte le articolazioni è quindi la meno stabile e più soggetta ad instabilità patologica. Le instabilità articolari possono essere di vario tipo. La lussazione della spalla comporta la perdita dei normali rapporti articolari tra la testa dell’omero e la glena. Quella più frequente è la lussazione post-traumatica che si può verificare sia durante sport di contatto ad alta energia sia a causa di incidenti domestici o lavorativi; È un evento relativamente frequente che colpisce il 2-3% della popolazione e può compromettere la qualità di vita e la pratica di attività sportive. Può essere consigliabile quindi intervenire chirurgicamente per stabilizzare la spalla: Si può intervenire in artroscopia ripristinando l’anatomia originale, in casi di danni particolari e perdite di osso si preferisce invece una tecnica a cielo aperto.
L’ARTROSI DI SPALLA
L’artrosi di spalla è un processo degenerativo che coinvolge il deterioramento della cartilagine e deformazione dei capi articolari, si manifesta soprattutto con limitazione funzionale e dolore portando ad una diminuzione della qualità di vita. Si manifesta maggiormente in età avanzata ma può manifestarsi a qualunque età secondariamente a traumi o patologie reumatiche. Nelle fasi iniziali può essere trattata con trattamenti conservativi e riabilitativi. Nelle fasi avanzate si interviene chirurgicamente con la sostituzione protesica dell’articolazione. Lo scopo della protesi di spalla è quello di eliminare il dolore e restituire una migliore qualità di vita al paziente nelle sue azioni di vita quotidiana.
Conclude il Dr. Cristiano Ferrante che “un’adeguata anamnesi, un attento esame clinico con esecuzione di test specifici accompagnato da esami di radiodiagnostica mirati indirizzano lo specialista verso un trattamento personalizzato, che non sempre è quello chirurgico, in base alle caratteristiche ed esigenze del singolo paziente”.